CIBO (Presentazione Muzik parte 2) + ORIGINAL DJset by Faith & Volume

CIBO (Presentazione Muzik parte 2) + ORIGINAL DJset by Faith & Volume

ZIGGY APS     07-10-2022 - 22:00

Finalmente, dopo mille peripezie, pandemie, minacce di guerre mondiali, sentimenti pregiudizievoli, il Gallo alla Roma, la Juventus che non ne azzecca una, è arrivato il tempo di MUZIK parte 2.
Venitevi a nutrire di CIBO, sarà un concerto SENSAZIONALE!
A seguire, delirio con ORIGINAL
DJset by Faith & Volume
Contributo 5 euro
Ingresso riservato ai soci Arci
A PROPOSITO DI MUZIK
I Cibo – band torinese – ha appena pubblicato il nuovo album “Musik Volume 2” che è il continuo di “Musik Volume 1”.
Freschi di un nuovo album, che poi sono due album, ma che in realtà sono un album diviso in due parti. Insomma: era il caso di parlare coi torinesi CIBO, band eclettica, pazza, interessante e divertente. Dal grindcore alla musica classica, non c’è un genere musicale che non influenzi il loro processo creativo. Eccoli intervistati per voi su Onda Musicale.
Avete pubblicato un album diviso in due parti. Il titolo è Muzik, volume 1 e volume 2.
Quali sono le ragioni che vi hanno spinto a questa scelta? C’è una sorta di concept dietro alla suddivisione delle tracce in due tranche?
«L’uscita in due volumi è una scelta presa in virtù del fatto che dopo la pandemia avevamo pensato a un’uscita digitale. Avevamo tanta voglia di pubblicare qualcosa con la nuova formazione e non sapendo se i live fossero ripartiti o meno l’opzione ci è sembrata cosa buona e giusta. Il termine “Muzik” rimanda alla musica classica nordeuropea e se avete ascoltato proprio la canzone Muzik comprenderete la nostra voglia di giocare spaziando tra il punk e la musica classica. Il batterista ha il padre che è stato primo dei contrabbassi nell’Orchestra Nazionale della RAI e questo voleva essere un ponte per onorare nonché ironizzare sul fatto che il figlio sia finito a suonare punk piuttosto che seguire l’ispirazione del padre. È un qualcosa che ha sempre divertito tutti i membri dei Cibo, tanto che a un INRI fest il nostro cantante è salito sul palco con il frack (proprio del padre di Marco). Chiamare le due parti “Volumi” rimanda a qualcosa che il dottor Pira definirebbe “sontuoso” e questo ci faceva molto ridere.
Come al solito abbiamo ironizzato, giocato e cercato un nostro modo di creare. Almeno ci abbiamo provato. Allo stato attuale c’è l’idea di creare un video di questa canzone, vedremo se avremo tempo e risorse per farlo.
In cosa differiscono Volume 1 e 2?
Volume 1 e 2 differiscono in questo: il primo ha canzoni dal testo più goliardico e dalla musica più ignorante mentre il secondo lascia più spazio a un cantato più melodico e a testi che riguardano il mondo delle emozioni: la tensione dell’identità sessuale nella canzone “triplo” , il valore della musica come pillola antistress in Muzik, l’evidenza al narcisismo su binari grotteschi di Essere fantastici, l’interrogativo circa la buona o la cattiva natura dell’essere umano in Malefix. Sono tutti aspetti su cui molti di noi si sono interrogati nel periodo pandemico e sono stati gli ingredienti per creare queste canzoni. Probabilmente in mezzo a queste ci sarebbe stata bene anche “Costruisco”, presente nel volume 1. È un testo che ci ha molto divertito poichè raccoglie tutta una serie di frasi sprezzanti e divieti rivolti ai giovani e a nostro avviso rappresenta il basso livello di educazione emotiva relativa alla nostra società.»
Cosa significa pubblicare un album in un periodo storico come questo, ancora fortemente caratterizzato dagli effetti devastanti della pandemia nel mondo della musica dal vivo? Siete riusciti comunque a proporvi live con Muzik? Oppure avete riscontrato delle criticità?
«Abbiamo rinunciato a una pubblicazione totale, nel senso anche di formato fisico proprio per una questione di situazioni incerte. Ora come ora la situazione sembra rientrata nella norma. È pieno di concerti e questo ci fa molto piacere. Abbiamo presentato muzik insieme ai brani del 2004 ideati da questa formazione (bassista a parte) in circa una decina di live che sono andati tutti molto bene. Essere apprezzati e caricati dalla gente ci fa molto piacere.
Ripartiremo il 7 ottobre allo Ziggy Club di Torino e poi avremo ancora un periodo piuttosto blando perché il nostro cantante Giorgio avrà una figlia insieme alla sua compagna. Diventeremo tutti zii e questa sarà la cosa più importante di questo periodo. Speriamo comunque di essere invitati a fare qualche live perché il nostro mondo interiore e quello musicale sono piuttosto interconnessi.»
Cibo è una band legata indissolubilmente al mondo dell’autoproduzione del cosiddetto “Do It Yourself”, ma avete alle spalle collaborazioni con la nota etichetta INRI. Siete ancora in contatto con l’etichetta? L’autoproduzione del vostro album è una scelta attiva e consapevole oppure è frutto della chiusura del mondo delle etichette indipendenti nei confronti del vostro genere musicale?
«Pensiamo che il D.I.Y sia la base per qualsiasi band da cui partire! Gestire le proprie cose, mantenere i contatti con le persone, programmare le uscite della propria musica è qualcosa di difficile ma che aiuta a cementare il valore principale dell’essere parte di una band: il venirsi incontro in maniera empatica. Noi abbiamo prodotto quattro dischi con il D.I.Y. quando siamo stati notati dall’etichetta INRI nel 2014, tale etichetta aveva tra le fila LINEA 77, Titor, Treni all’alba, Bianco e Levante.
Sicuramente era una realtà piuttosto variegata, ma in seguito alla conoscenza con tutti abbiamo capito che lo spirito era molto rock e tutt’altro che fichetto, composto da musicisti e produttori di grande valore. Oltre a questo l’avvicinamento all’etichetta arrivò in un periodo in cui già da un annetto prima stavamo sperimentando con la vecchia formazione sonorità mischiate allo stoner e al rock piuttosto che relegare tutto al punk. Andava fatto insomma e siamo contenti di essere usciti con due dischi (Incredibile e Capolavoro) per l’etichetta. In seguito INRI, in virtù degli ottimi rapporti mantenuti si è resa disponibile ad apparire anche per la produzione dello Split insieme ai Beelzebeat mostrando che D.I.Y può coesistere con etichette più grandi dotate di apertura mentale.
Per questa uscita di Muzik non ci siamo preoccupati di sentire nessuno, se non il nostro ufficio stampa Gab De La Vega. La nostra priorità era pubblicare qualcosa dopo due anni chiusi in casa e lo abbiamo fatto immediatamente senza pensarci troppo.
Speriamo di trovare collaboratori per la sua stampa. E se così non dovesse andare cercheremo sicuramente il modo di avere comunque qualche copiuccia fisica da vendere ai nostri live. Avere la stampa dei dischi della tua band è un po’ come trovare una scuola ai propri figli; prima o poi si deve fare!»
Come reagisce il mondo della musica “estrema” ai vostri testi ironici e spesso divertenti? Avete mai pensato di ammorbidire il sound dei Cibo per raggiungere un numero più ampio di persone che magari possono apprezzarvi dal punto di vista lirico?
«Gli elementi Imprescindibili per un buon album dei Cibo sono un buon clima divertente, ricco di entusiasmo e ispirazione reciproca durante le prove e la birra. Bere la birra in compagnia mentre facciamo le prove ci fa godere molto. Spesso accendiamo anche degli incensi che aiutano a trovare ispirazione e armonia e cazzo, funzionano! »
Cosa c’è di diverso in Muzik rispetto ai primi album che avete pubblicato? E quali sono gli elementi imprescindibili per un buon album dei Cibo?
«Questo disco è diverso dai primi (appetibile, ignorante) nella misura in cui oggi riproponiamo qualcosa di simile ma con una maturità diversa circa la struttura e la produzione dei brani in fase di registrazione e missaggio. Tutto è stato fatto dal nostro chitarrista Matteo Nigrotti al Redwood studio di Torino a seguito di una violentissima presa diretta«. Oltre a questo riproporre dopo i trent’anni compiuti già da un po’ qualcosa di paragonabile all’apice dell’ispirazione di quattro ragazzi ventenni era per noi una sfida implicita. Una sfida con noi stessi che sentiamo sinceramente di aver vinto»
Quali orizzonti vi sta aprendo questo nuovo disco? State riuscendo a proporlo dal vivo oppure è un disco destinato maggiormente all’ascolto?
«Siamo in una fase di cambiamenti che riguardano le nostre vite private. Le nostre esigenze primarie attuali sono ben diverse dal cercare di creare un calendario fitto di date, almeno questo fino a novembre, poi si vedrà. Abbiamo proposto queste canzoni in una decina di live ed è andata molto bene. Le persone sembravano molto interessate e in vena di lasciarsi trasportare dalle nostre vibrazioni. Suonare ci ha fatto bene, ha fatto sì che incontrassimo vecchi e nuovi amici. Per ora guardiamo al presente e ringraziamo per ciò che abbiamo creato, dato e avuto in questo periodo.
Baci baci a tutti»