WAITING (Alessandra Zerbinati) "Storia di un autolesionista e dei suoi tre"

WAITING (Alessandra Zerbinati) "Storia di un autolesionista e dei suoi tre"

ZIGGY APS     16-03-2023 - 22:00

WAITING (Alessandra Zerbinati)
STORIA DI UN’AUTOLESIONISTA E DEI SUOI TRE
"NON C'è BESTIA PIù FEROCE DI QUELLA INTERIORE QUANDO SI SCATENA CONTRO SE STESSA"

 

  • WAITING è il primo dei quattro capitoli della TETRALOGIA DEL DISGUSTO sulla quale l’artista Alessandra Zerbinati sta impegnando tutta la sua ricerca.

  • WAITING è una performance di teatro/danza Butoh e rumorismo che indaga sul ruolo autodistruttivo dei mostri interiori attraverso lo studio della voce modulata da un corpo in movimento applicato al suono.

  • WAITING: Attese. Il titolo della performance è ispirato al concetto spaziale delle “Attese”di Lucio Fontana.L’artista , lavora sulla causa-effetto del corpo sul suono e viceversa procurandosi delle ferite da taglio superficiali e creando sul suo corpo quegli scorci attraverso i quali crea un passaggio, una connessione più profonda con il pubblico.


Come Fontana sulla tela, i tagli sulla pelle creano nuove aspettative, aperture verso l’intimismo dell’artista, paesaggi di sangue e rumore che invitano il pubblico a spolverare le briciole di empatia
rimaste in una società ormai egoista e apatica.


Il concetto delle attese si snoda raccontando la storia di un’autolesionista nelle tre fasi cruciali della sua vita: la pubertà , dove inizia, a seguito di un trauma subito, la gestazione dei mostri interiori che, vedranno la luce nella seconda fase: l’età adulta, periodo in cui il disgusto nei confronti di se stessa porteranno la protagonista ad abusare del suo corpo con atti di violenza.


La terza fase; la vecchiaia, vede i mostri come unici padroni della mente del soggetto ormai anziano e malato di Alzheimer . L’attesa nell’atto finale è la speranza di riavere indietro, anche solo per un attimo la persona lucida.
Oltra a un sistema di microfoni che amplificano la voce e il corpo in movimento, in questo set viene usato uno strumento particolare che l’artista ha chiamato BAMBI HARDCORE: un basso elettrico assemblato a una chitarra elettrica con un sintetizzatore DIY integrato e un registratore a cassette.

  • Contributo artistico 5 euro

  • Ingresso riservato ai soci ARCI