Arci Torino 12-09-2023
La notizia della chiusura di Spazio 211 è un duro colpo per tutto il circuito culturale torinese. Arci Torino intende esprimere solidarietà all’associazione Spazi Musicali e alla comunità che essa coinvolge, con la quale abbiamo condiviso tanti momenti importanti.
Spazio 211 svolge, ormai da 3 decenni, un ruolo fondamentale di aggregazione, sostegno alla musica e alla creatività alternativa in un contesto fragile come Barriera di Milano, diventando crocevia di esperienze internazionali e contemporaneamente punto di riferimento a livello musicale riconosciuto in Italia e in Europa.
Pensiamo sia opportuno riflettere a fondo rispetto alle cause che portano a “chiudere le serrande” di Spazio 211 e urgentemente trovare politiche in grado di determinare un cambiamento rispetto a fenomeni di cui capiamo molto bene la gravità e la cui portata non intendiamo in alcun modo ridimensionare. Conosciamo il problema di cui parla il comunicato: anche alcuni circoli Arci sono stati vittima di furti, danneggiamenti ed episodi intimidatori negli ultimi anni.
E’ innegabile che sempre più persone vivano condizioni di marginalizzazione economica e sociale gravissime in quartieri segnati dalle povertà in cui le solitudini sono assordanti e l’assenza di servizi e modelli di socialità positiva sono evidenti. La risposta a questo fenomeno è complessa e richiede l’intervento di tanti attori - istituzionali e non - per realizzare politiche comuni che non prestino il fianco a retoriche meramente repressive che disumanizzano queste persone.
Nessuno spazio deve essere lasciato solo a confrontarsi con situazioni fortemente critiche come, ad esempio, quella dell’ex Gondrand.
I circoli e tanti spazi culturali possono avere un ruolo cruciale, in sinergia con altri soggetti, proprio perché rappresentano presidi territoriali strategici per la nostra democrazia, luoghi di mediazione e di incontro tra istanze diverse, capaci di costruire risposte (magari parziali e imperfette) ai bisogni culturali e sociali espressi dal territorio.
Gli spazi culturali e di comunità senza scopo di lucro sono - o dovrebbero essere - dispositivi per rendere accessibile un bene di prima necessità: la socialità. Essi favoriscono, quotidianamente e per loro stessa natura, partecipazione e dibattito democratico, e instaurano, con le persone che li attraversano, relazioni non basate esclusivamente sulla vendita e sul consumo, ma sulla cura e sull’immaginazione civica.
Per questo andrebbero interpretati come un’infrastruttura necessaria, al pari delle scuole, dei luoghi della sanità e della cura, delle biblioteche. Nascono dal basso, dall’iniziativa spontanea e non proprietaria di cittadin3, ma non per questo svolgono funzioni meno pubbliche e “di interesse generale”, e per questo andrebbero riconosciuti e sostenuti, in tutte le forme possibili.
Questa funzione degli spazi viene spesso sottovalutata e poco sollecitata, quando dovrebbe invece essere la leva con la quale attivare percorsi di ascolto e progettazione partecipata, in cui gli spazi diventano, in alleanza con le Istituzioni, interpreti di comuni politiche culturali, di inclusione e di contrasto alla marginalità.
Da tempo chiediamo infatti, soprattutto a livello nazionale, un riconoscimento e sostegno per gli spazi sociali e culturali gestiti dal non profit, per evitare che essi debbano competere sul mercato allo stesso piano di chi non si pone come uno strumento della collettività e non si confronta con le complessità di una società sempre più povera, più disperata e più frammentata.
Servono riconoscimento e risorse economiche per avere abbastanza operator3 format3, serve tempo liberato per dedicarsi a queste situazioni e non a inseguire l’ennesimo bando con cui pagare le bollette.
Servono - in sintesi - comunità e istituzioni con cui co-progettare insieme il futuro delle nostre città e dei nostri quartieri.
Oggi abbracciamo l3 amich3 di Spazio 211, sperando di vedere la loro porta aperta il prima possibile e che la loro vicenda sia l’occasione per una riflessione a tutto tondo sulle città in cui vogliamo vivere.