Gli Spazi culturali e di prossimità. Proposte di Arci Piemonte per il riconoscimento e il sostegno da parte della Regione

Gli Spazi culturali e di prossimità. Proposte di Arci Piemonte per il riconoscimento e il sostegno da parte della Regione

Arci Piemonte     30-05-2024

La scena degli Spazi come infrastruttura culturale e civica

In Piemonte, la presenza di spazi socio-culturali e ricreativi è una tradizione che ha radici quanto meno nel secolo scorso, durante il quale la nostra regione è stata culla di esperienze mutualistiche e di cittadinanza attiva che si sono raccolte attorno a luoghi fisici di cultura, partecipazione, assistenza e svago fuori e dentro alle città.

I circoli culturali, musicali, teatrali, le case del popolo e - più di recente - gli spazi ibridi, i nuovi centri culturali, sono nel corso dei decenni diventati un’infrastruttura della partecipazione culturale. Questa scena è gestita sostanzialmente da enti privati non profit e si affianca a progetti, strutture e dispositivi pubblici come le biblioteche, i musei (e gli eco musei), i teatri comunali, etc, spesso rappresentando un’integrazione fondamentale a garantire un effettivo accesso alla fruizione e alla partecipazione culturale della cittadinanza e una migliore capacità di far emergere, dai territori, valore e talenti in ambito creativo.

A seguito della pandemia, è risultato chiaro quanto il legame tra socialità e fruizione culturale sia indissolubile e quanto, di conseguenza, l’esperienza culturale vissuta in contesti meno istituzionali, di prossimità, più informali fosse un anello imprescindibile nella catena dei comportamenti culturali e nella tenuta dei legami sociali.
Anche a livello istituzionale, il decennio in corso ha segnato una nuova centralità di questa tipologia di spazi all’interno delle azioni di sostegno alle attività di interesse generale portate avanti dagli Enti del Terzo Settore.
Enti pubblici e filantropia privata hanno sempre più spesso individuato negli spazi indipendenti, partecipativi e di prossimità soggetti in grado di moltiplicare sul territorio di competenza gli effetti di un sostegno economico, in modo anche più efficace rispetto all’erogazione di risorse rivolte al singolo specifico progetto.
Queste strutture, infatti, sono spesso sede - a titolo gratuito o a basso costo - di decine di altre realtà formali e informali che trovano in quei contesti occasione di sperimentarsi all’interno facendo emergere il loro valore, misurandosi con target già aggregati attorno allo spazio e andando incontro ad un tasso inferiore di fallimento delle attività o, per lo meno, a minori effetti negativi legati a eventuali insuccessi.
Sono, infine, questi, gli spazi attorno ai quali si sono aggregate negli ultimi anni tra le più considerevoli energie civiche dei territori, sia nelle forme tradizionali (volontariato civico e culturale, militanza) che in quelle più contemporanee e “internazionali” (attivismo digitale, raccolte fondi online); ciò è avvenuto nonostante clima di disimpegno che attanaglia da alcuni decessi la società civile italiana e la sua disponibilità a farsi coinvolgere e identificarsi in percorsi collettivi.

Si tratta di spazi indipendenti, in alcuni casi esistenti da decenni o che nascono spontaneamente, spesso animati dal comune interesse artistico, culturale e aggregativo di piccoli gruppi che si cimentano nell'animazione di territori magari poco vivaci. In questo risiede la differenza - intesa come valore - tra gli spazi istituzionali, statali, profit o comunque gestiti dall'amministrazione pubblica, e le esperienze mutualistiche, autonomamente costituite dalla cittadinanza attiva: essi svolgono un ruolo parziale, che risponde al punto di incontro tra le istanze del territorio e i desideri dei gestori.

La chiave di una riflessione delle Istituzioni su questi spazi sta nel riconoscere una funzione pubblica e “di interesse generale” a enti di natura associativa (benché non lucrativi) e perciò sostenerli, come accade in altri Paese europei, riconoscendo la loro autonomia come un valore strutturale e non come una sperimentazione da acquisire, la parzialità delle loro pratiche come un vettore prezioso per la partecipazione democratica e culturale e, non secondario, per la tenuta delle comunità di riferimento.

La natura culturale degli Spazi

Il Piemonte, si è detto, è una delle regioni in cui la densità di questo tipo di spazi è più alta, in Italia. Questa infrastruttura è per sua natura “generalista” e non mette in campo un cluster preciso di attività; è porosa nei confronti delle comunità di riferimento e spesso sa individuare e rispondere ai bisogni in modo più rapido ed efficace di altri presidi direttamente gestiti dalla PA.
Per questo l’immaginario collettivo ha maggiore confidenza - e, quindi, dà maggiore considerazione - a quelle funzioni degli spazi che rispondono a bisogni essenziali del territorio: pratiche di solidarietà, contrasto alla fragilità e alle diverse forme di povertà (educativa, alimentare, economica, relazionale, etc).
Ma vi è ragione di sostenere che sia anche - o soprattutto - a partire dalle attività culturali e aggregative che questi spazi si posizionano in modo efficace all’interno delle comunità di riferimento, costruendo legami di fiducia e partecipazione attraverso occasioni di svago, ricreazione, benessere, intrattenimento fuori delle logiche del consumo obbligato e del mercato.
I teatri di quartiere (come quelli dei piccoli comuni), i circoli ricreativi, alcuni live club e gli spazi ibridi e multidisciplinari, rappresentano l’humus culturale del nostro territorio: è da lì che le compagnie, le band o i progetti artistici emergenti hanno ancora occasione di incontrare un pubblico e formarsi ad di fuori dei percorsi stabiliti dai media di vario tipo (o per arrivarci con maggiore solidità); è da quella scena che muovono i primi passi generazioni di professioniste e professionisti dello spettacolo in ambito tecnico, manageriale, della distribuzione, della produzione, etc.
Sono, inoltre, questi spazi a rendere effettiva l’accessibilità dell’offerta di spettacolo da parte di tutte le persone, garantendo spesso l’ingresso gratuito o a costi ridotti e stabilendo un rapporto non esclusivamente commerciale, ma il più possibile di cura con il pubblico, nell’ottica di una massima inclusività.
Sono, questi, gli spazi che aprono le porte alla comunità di riferimento nel comporre le programmazioni musicali, le stagioni, gli eventi; sono i luoghi dove il confine tra fruizione artistica e ricreazione sfuma e perde di senso, all’interno di quella che possiamo chiamare “esperienza culturale popolare”.

Le criticità della situazione attuale e l’opportunità di un sostegno diretto

Ogni rapporto o relazione sul settore culturale prodotto negli ultimi anni, siano essi orientati all’impresa o alla partecipazione, contiene l’affermazione che il nostro sistema manchi degli strumenti conoscitivi di un mondo per sua definizione fluido e in continua evoluzione. La cultura e lo spettacolo sono un giungla di forme giuridiche, codici ateco, modelli di governance, e la scena degli spazi non fa eccezione. D’altronde ciò non dovrebbe stupire, se si pensa che il più importante strumento di riforma del Terzo settore italiano da diversi decenni è stata per l’appunto l’introduzione di un Registro Unico Nazionale.
Odiosa è stata, poi, la situazione di incertezza che questa tipologia di spazio ha dovuto sostenere nel corso della pandemia, dimostrando quanto possa contare un riconoscimento istituzionale della categoria, che invece si ritrovava, nei Decreti d'urgenza confusa, confusa o assimilata oggi con gli esercizi commerciali, ieri con i centri benessere.
Il quadro è, in ultimo, ulteriormente complicato dalla presenza di categorie e dispositivi sovrapposti tra loro e frutto di singole esperienze territoriali, all’interno dei quali esistono spesso delle disparità (amministrative, economiche, etc): case del quartiere, centri di protagonismo giovanile, circoli, community hub.
Ecco perché la prima forma di sostegno che le Istituzioni possono dare a questo tipo di spazi è il loro riconoscimento, equo e uniforme.

Le proposte di Arci Piemonte

Riconoscimento degli Spazi culturali e aggregativi di prossimità attraverso un Registro
La Regione Piemonte potrebbe essere la prima in Italia (esistono precedenti solo in alcuni Comuni) a istituire un Registro degli Spazi culturali e aggregativi di prossimità, consentendo l’accreditamento a tutti quegli enti del terzo settore gestori di uno spazio e individuando, successivamente, al loro interno, un Registro degli Spazi performativi di prossimità, a partire da criteri da definire sulla base di requisiti concordati.
Questa iniziativa rappresenterebbe un avanzamento straordinario nell’ottica di una maggiore conoscenza della scena degli spazi e un segnale importante per il loro sostegno, per il quale si rimanda ai prossimi punti.

Una Comunità di pratica per gli Spazi iscritti al Registro
Collegata al Registro, l’avvio di una Comunità di pratica rappresenterebbe un’opportunità di conoscenza, studio, formazione e scambio di pratiche molto importante per il settore culturale piemontese e non solo per la scena degli spazi. Quella infrastrutturale (basata sugli spazi) sarebbe infatti la chiave di lettura più integrata della cultura di prossimità in Piemonte, in grado di far convergere in un solo dispositivo le esigenze e i progetti di un intero comparto al quale si guarda spesso in modo eccessivamente verticale, per disciplina.

La Comunità di pratica potrebbe essere inoltre l’occasione per mettere a sistema le azioni di molteplici attori che intervengono in materia e che spesso faticano a convergere strategicamente, spesso anche solo a comunicare tra loro: la Regione Piemonte e gli Enti strumentali, le Fondazioni filantropiche, le Reti Associative, gli Atenei.

Tra le funzioni che la Comunità di pratica potrebbe assolvere, va certamente inserito il soddisfacimento del grande bisogno formativo del comparto culturale. Aggiornamento, formazione professionale, innovazione, digitalizzazione: gli spazi possono essere gli snodi più efficienti per la disseminazione di competenze.

In ultimo, la CDP potrebbe favorire la creazione di partenariati progettuali da sottoporre a programmi europei e nazionali, nell’ottica del perseguimento di una sostenibilità degli spazi anche slegata dalle risorse proprie e da quelle messe a disposizione del Registro (punto 4).

Graduatoria di sostegno pluriennale per gli Spazi
Al di fuori della logica dei finanziamenti di progetti tramite bando, il Registro potrebbe mettere a disposizione delle risorse a favore degli Spazi iscritti. Tali risorse sarebbero da intendere a copertura dei costi di gestione. Un modello di senso potrebbe prevedere la stesura di una graduatoria pluriennale, i cui criteri per l’assegnazione dei punteggi andrebbero individuati e potrebbero essere, ad esempio, nella capacità dello spazio di rispondere a obiettivi come il raggiungimento dei pubblici, la qualità dell'offerta, l’accessibilità, la collocazione geografica (area interna/centro), il numero di associati, le presenze di fasce deboli all’interno degli spazi aggregativi, l’assenza o presenza di altri contributi pubblici permanenti, etc.

Riferimenti bibliografici: