BABELICA APS 08-03-2025 - 13:00
La memoria è un atto di resistenza, la parola il suo strumento.
No, in Babelica non crediamo nell’immobilità del ricordo, nella nostalgia pagata a peso e messa in piazza per alimentare i buoni sentimenti.
Pensiamo invece che la memoria sia una maniera di stare al mondo senza perdere le radici.
O forse la memoria è solo come una poesia, e come ogni poesia si nutre delle gioie tanto quanto delle ferite.
Prendiamo una donna, Clelia Marchi. Contadina, semianalfabeta, una vita trascorsa a spaccarsi la schiena senza un anno, una stagione, un giorno di riposo. Mani callose, otto figli (solo quattro dei quali sopravvissuti all’infanzia), mai un passo fuori da Poggio Rusco, paese di un manipolo di anime della bassa padana, dove le province di Mantova e Modena si incontrano, si confondono, si perdono nella nebbia.
Clelia ha usato la sua vita per lavorare e per amare. La zappa e Anteo, Anteo e la zappa. Fino a quel giorno del Settantadue quando Anteo muore in un incidente stradale e la Clelia resta sola.
Allora Clelia fa quello che non ha mai fatto prima: prende il suo lenzuolo matrimoniale, quello del talamo, degli otto figli, degli umori sfogati, dei parti, delle notti sudate e ci inizia scrivere la sua vita. Tutta la sua vita, in una costellazione di stelle che tornano ad accendersi in forma confusa, stagione dopo stagione.
“Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere”
Già, scrive perché alla fine non può fare altro, perché il tempo dato al lavoro ora deve essere restituito all’esistenza, ai piccoli momenti di felicità, ma anche per dar voce alle sofferenze e alle voglie di riscatto della sua gente, del popolo del grande fiume cresciuto con l’artrosi e fiaccato dal lavoro.
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Il lenzuolo di Clelia Marchi oggi è patrimonio di tutte e tutti. A Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, ci hanno costruito intorno un museo: il Piccolo Museo del Diario. Le parole di Clelia sono state raccolte, tutte, nessuna esclusa, in un libro, Gnanca na busìa, Nemmeno una bugia, pubblicato dal Saggiatore.
Dal lenzuolo di Clelia partirà un laboratorio bellissimo che abbiamo pensato per aprire la stagione laboratoriale 2025. Si intitola: Il mio foglio è il mondo e lo conduce la scrittrice Elena Bosi (autrice di uno dei romanzi più interessanti e amati dello scorso anno: Mio padre è nato per i piedi, edito da Neri Pozza) , che puoi ascoltare nel video in alto.
Un corso di scrittura articolato in due giorni per approfondire il punto di vista delle donne delle classi subalterne, rovesciando concetti e preconcetti, ridando fiato alle lotte che hanno incarnato, alle loro denunce e speranze.
Da qui ci cimenteremo nella scrittura.
Per porci in continuità con tutte loro che non si sono rassegnate alla subalternità ma hanno accettato, nel piccolo della propria casa o nel grande del mondo, di stare nella Storia.