CAPITALE RIFUGIATO - Fare impresa per l’integrazione di titolari di protezione internazionale

La comune difficoltà di avviare un’esperienza lavorativa colpisce con più vigore le cosiddette fasce deboli, tra cui figurano i Titolari di Protezione Internazionale (TPI) e i Titolari di Protezione Umanitaria (TPU).
CAPITALE RIFUGIATO ha promosso l’imprenditorialità o il lavoro indipendente dei TPI/TPU sia come reazione alle sollecitazioni della domanda del mercato del lavoro sia come reazione alle discriminazioni dell’ambiente socio-economico. L’empowerment del lavoro indipendente tra i TPI/TPU innesca percorsi di mobilità e di crescita professionale che, nel caso delle migrazioni forzate, assumono particolare importanza perché possono contribuire a pensare un progetto migratorio che prima non c’era e a definire una nuova identità personale attraverso quella lavorativa.

Se le prime fonti di capitale sociale ed economico per l’imprenditoria immigrata sono le reti sociali di riferimento (comunità immigrata, famiglia, amici), questo non è vero per i TPI/TPU, i quali non avendo un progetto migratorio alle spalle, non usufruiscono del capitale sociale che caratterizza invece le altre forme di migrazione. Per questo motivo Capitale Rifugiato ha garantito l’accesso al credito – attraverso l’erogazione di un finanziamento per lo start up di imprese - prevedendo che i TPI/TPU siano accompagnati all'apertura di un conto corrente presso Banca Etica, su cui verranno versati i contributi per l'attività d'impresa e prevedendo attività di assistenza e supporto per l'eventuale accesso al credito bancario (microcredito).

L’idea progettuale ha coinvolto alcune aree territoriali in cui sono state già avviate attività e iniziative volte alla creazione di occasioni di lavoro per i TPI/TPU, con l’obiettivo di consolidare e sviluppare tali percorsi, sperimentando dei processi che possono rappresentare modelli trasferibili. In particolare il progetto Capitale Rifugiato ha avviato un percorso per lo start up di imprese sia nell’ambito dell’agricoltura biologica che in quello dei servizi, all’interno di un processo di innovazione in alcuni distretti produttivi e in ambito urbano, spesso caratterizzati dall’economia sommersa e da un progressivo abbassamento della qualità del lavoro. Il coinvolgimento di AltraQualità, una delle principali filiere di commercio equo in Italia, ha permesso di sperimentare l’eventuale inserimento dei prodotti delle imprese gestite da TPI/TPU nei canali di distribuzione alternativi alla grande distribuzione e di garantire prodotti di alta qualità dal punto di vista etico, estetico e funzionale attraverso la attestazione di enti certificatori riconosciuti come CCPB e ICEA per il biologico.

Il progetto ha previsto l’offerta di un pacchetto formativo aperto sull’avvio di impresa - a cura di AltraQualità - e una successiva selezione – da parte di una commissione di esperti - delle idee imprenditoriali potenzialmente di successo alle quali destinare il contributo. L’offerta formativa è stata presentata a tutti i progetti d’accoglienza presenti nei territori coinvolti attraverso l’organizzazione di eventi di lancio.

Sul territorio di Torino e Piemonte il progetto ha visto l'impegno dell'associazione ARCI Tra.Me.