MOLO DI LILITH APS 18-11-2021 - 21:30
Intervista infingarda a Ugo Zamburru.
Reciprocità, empatia, condivisione, vicinanza. Termini che oggi più che mai sembrano utopici o semplicemente passati, arrivati dal tempo dei dinosauri.
I cambiamenti avvenuti dalla crisi economica del 2008 in avanti e acuiti durante la pandemia- migrazioni di massa, insicurezza sociale, incremento delle povertà - hanno determinato anche un aumento del disagio, della solitudine, e naturalmente anche delle patologie psichiatriche.
A fronte di ciò, i Dipartimenti di salute mentale hanno visto ridurre organico e risorse, con conseguenze drammatiche sulla qualità della cura delle persone.
Eppure la ricetta per uscire dalle patologie personali e da quelle collettive, in ambito psichiatrico come altrove, rimane la stessa: fare gruppo, unire le sofferenze, trovare insieme una soluzione. Anche quando, apparentemente, si sta da due parti opposte della barricata, come medico e paziente.
Un professionista della psichiatria fa il punto su bisogni e diritti delle persone con sofferenze psichiche, sui falsi miti che accompagnano il discorso sulla malattia mentale, su risorse pianiB utopie e strategie di sopravvivenza. Lo fa nel suo libro appena pubblicato Piccolo manuale di sopravvivenza in psichiatria, scritto a quattromani con Angela Spalatro.
Ugo Zamburru è psichiatra, pacifista e visionario concreto. Ha camminato con le Madri di Plaza de Mayo, con gli indigeni del Chiapas, con i No Tav della Val Susa, con chiunque si opponga all'ingiustizia e all'ingordigia dei padroni del mondo. Per questo, pur essendo parecchio famoso, non è mai stato invitato al G20.
Ma lui non dispera, perchè è di natura ottimista.